La tempistica è stata data, secondo le indiscrezioni raccolte, dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti al tavolo sul Sud a Palazzo Chigi.
Nasce così la Banca del Mezzogiorno, strumento indispensabile per uno sviluppo produttivo per il Sud.
L'obiettivo è quello, di "sviluppare il credito" per favorire la nascita e l'espansione delle piccole e medie imprese del Meridione.
In sostanza, viene precisato, si tratterà di "una banca di garanzia" e di un operatore di primo piano "nell'ambito della gestione di strumenti di agevolazione, a carattere sia nazionale sia sovranazionale".
Il Piano nazionale del governo prevede inoltre "la nascita di un grande Fondo Jeremie Mezzogiorno (Joint European Resources for Micro to Medium Enterprise) che utilizzi i fondi strutturali europei".
La struttura dovrà operare per almeno 5 anni, senza sportelli propri per il pubblico, ovvero come struttura finanziaria di secondo livello agevolando la Raccolta a medio-lungo termine, senza la presunzione di risolvere i problemi tipici del Mezzogiorno e le sue inefficienze.
La quota simbolica dello Stato sarà comunque dismessa entro 5 anni.
Tra i possibili servizi si prevede che la Banca potrà essere "di garanzia" per i clienti delle banche socie, potrà fare consulenze a queste e alle Pmi.
Si realizzerà una valutazione del merito per finanziare progetti imprenditoriali innovativi e a medio-lungo termine. Si prevede la possibilità dell'emissione di titoli per finanziare progetti infrastrutturali.
La 'rete' sulla quale potrà contare la Banca del Mezzogiorno (oltre a 'punti' dedicati negli uffici di Poste Italiane) saranno molti e coincideranno inizialmente con le 111 Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali presenti nel Mezzogiorno: cioé 620 sportelli con una raccolta diretta di 15,7 miliardi.
Il progetto ha quindi tutte le caratteristiche per poter funzionare, noi meridionali siamo in attesa che i risultati siano coincidenti con le aspettative.
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